Archivi

Archivio e biblioteca dell'Ospedale Neuropsichiatrico di Arezzo

ARCHIVIO E BIBLIOTECA ONP AREZZO

A partire dal settembre 1893 i primi pazienti aretini vennero ricoverati presso l’Asilo per dementi che aveva sede nei locali dell’ex monastero dello Spirito Santo. Una sede provvisoria in attesa della realizzazione del nuovo manicomio. Nel 1898 l’amministrazione provinciale di Arezzo avviò i lavori di costruzione dell’ospedale psichiatrico nella zona del Pionta. Nel 1901 furono inaugurati i primi locali dell’ospedale e trasferiti i primi malati. Dal gennaio 1906 la gestione venne assunta dalla Provincia. Primo medico ad essere nominato direttore fu Guido Gianni, il quale, in seguito ad inchieste giudiziarie, fu costretto a rassegnare le dimissioni. Dal 1904, la direzione passò ad Arnaldo Pieraccini, che mantenne l’incarico fino al 1950 e si adoperò, fin dalla sua nomina, per l’edificazione del villaggio manicomiale. Nel 1926, il manicomio si trasformò, fra i primi in Italia, in “Ospedale provinciale neuropsichiatrico”. Allo scopo fu costruito un nuovo edificio, il Padiglione neurologico. La struttura rimase unita allo psichiatrico fino all’aprile del 1975 quando venne incorporato all’Ospedale civile.
Negli anni del secondo conflitto mondiale il manicomio subì ingenti danni a causa dei bombardamenti. Il direttore fu costretto a trasferire l’ospedale a Galbino (Anghiari) fino al termine della guerra. Nel 1950 Pieraccini si ritirò in pensione e al suo posto fu nominato Marino Benvenuti che assunse la carica di Direttore fino al 1969, anno del suo pensionamento, poi prolungata con delibera del consiglio provinciale fino al 1971. Riparati definitivamente i danni della guerra e ristabilita la normalità di tutti i servizi, il direttore si concentrò sulla fondazione della “Rivista di Neurobiologia”, la pubblicazione trimestrale, fu distribuita dal 1955 al 1973. Benvenuti iniziò, con l’amministrazione provinciale aretina, a progettare lavori di ampliamento e ammodernamento dell’istituto. Nel 1971 assunse la carica di Direttore del manicomio di Arezzo Agostino Pirella, allievo di Basaglia, che, in accordo con la giunta provinciale di quegli anni, si adoperò per l’“apertura” della struttura. Nel maggio 1978 venne approvata la legge n. 180 che disponeva la chiusura dei manicomi. Nel 1979 Pirella lasciò la direzione dell’istituto e venne sostituito da Vieri Marzi. Nel 1990 fu chiuso definitivamente il Manicomio di Arezzo.

NOTE SUL FONDO ARCHIVISTICO E BIBLIOGRAFICO

L’area del Pionta, nella quale sono attualmente ospitate strutture dell’Università di Siena e dell’Azienda Sanitaria, è stata la sede, fin dai primi anni del Novecento, dell’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo. Nella centrale Palazzina dell’Orologio, sede della Direzione negli anni di attività del manicomio (e adesso sede del Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale), sono conservati l’Archivio storico e la Biblioteca scientifica, negli stessi luoghi che occupavano quando era in funzione l’ospedale. Dopo anni di incuria seguiti alla chiusura dell’Istituto alla fine degli anni ottanta, nel 1999 la documentazione è stata recuperata e riordinata da personale universitario, in base ad una Convenzione, più volte rinnovata, con l’ Azienda USL Toscana Sud Est. L’Archivio è composto da circa 1500 buste. Il nucleo principale è costituito dalle cartelle cliniche dei pazienti ricoverati nella sezione mentale e nella sezione neurologica (tra le prime a sorgere in Italia), per un totale di oltre 30.000 cartelle cliniche. L’inventario dell’Archivio è stato pubblicato nel 2004 nella collana Progetto Archivi della Provincia di Arezzo. Attualmente è possibile consultarlo in formato digitale (Inventario ). L’Archivio compare anche nel portale tematico Carte da legare della Direzione Generale degli Archivi, nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico degli ospedali psichiatrici; il portale fornisce una mappatura esaustiva dei manicomi italiani e il censimento degli archivi ritrovati e conservati.

Nel 2014 l’Archivio è stato catalogato in formato elettronico e le informazioni sono adesso reperibili attraverso la piattaforma unica di ricerca OneSearch. Ad esempio, inserendo i termini di ricerca “ospedale neuropsichiatrico” è possibile accedere alla scheda del Fondo, (nella quale compaiono indicazioni sulla storia dell’ente, la bibliografia, la storia dell’Archivio, la sua entità e le modalità di consultazione). La Biblioteca Umanistica di Arezzo si sta occupando del riordino, inventariazione e catalogazione dei volumi della Biblioteca scientifica dell’Ospedale neuropsichiatrico, la quale conserva numerose monografie e riviste specializzate e volumi della Biblioteca di amena lettura (romanzi, racconti, poesie), alla quale potevano accedere anche i pazienti dell’Ospedale.

Per ricerche storiche è possibile consultare la documentazione amministrativa dell’ex Ospedale neuropsichiatrico e le cartelle cliniche chiuse da più di 70 anni. Le cartelle cliniche chiuse da meno di 70 anni, in base alla normativa sulla privacy, sono consultabili solo dai diretti interessati, dagli eredi e dagli aventi diritto.

NOTE SUL CONTENUTO

Bibliografia: Amministrazione Provinciale di Arezzo, I tetti rossi, Arezzo, Tip. Sociale, 1975 (Milano, Mazzotta 1978); F. Basaglia, P. Tranchina (a cura di), Autobiografia di un movimento: 1962-1979. Dal manicomio alla Riforma Sanitaria, Firenze, Litografia I.P., 1979 [contiene saggi su Arezzo]; M Ota De Leonardis, Dopo il manicomio: l’esperienza psichiatrica di Arezzo, [CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, progetto Prevenzione Malattie Mentali], Roma, Il pensiero scientifico, 1981; P. Crepet, L. Prosperi, Ipotesi di pericolosità: ricerca sulla coazione nell’esperienza di superamento del manicomio di Arezzo, [CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche progetto Prevenzione Malattie Mentali], Roma, Il pensiero scientifico, 1982; Vivere fuori: dal manicomio al territorio, l’esperienza di Arezzo, fotografie di F. Rossi; scritti di A. Pirella; V. Marzi, Firenze, La casa Usher, 1984; I. Biagianti, R. G. Salvadori, Sanità e follia ad Arezzo e in Toscana (secoli XVIII-XIX), Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1997; Progetto archivi – Provincia di Arezzo, Archivio storico dell’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo, Inventario, a cura di S. Gherardi, P. Montani, presentazione di L. Giuva, revisione di A. Antoniella e L. Giuva, Introduzione e nota archivistica di S. Gherardi, Montepulciano, Editrice Le Balze, 2004; S. Gherardi, I ‘mentecatti’ aretini dal San Niccolò al Pionta, in F. Vannozzi (a cura di), San Niccolò di Siena. Storia di un villaggio manicomiale, Milano, Mazzotta, 2007, pp. 197-214; , Centro promozione per la salute Franco Basaglia, Utopia e realtà, una memoria collettiva: ricordi e testimonianze per la fondazione di un archivio della memoria orale dell’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo, a cura di G. Micheli, Arezzo-Firenze, Edifir, 2009; Ministero per i beni e le attività culturali – Direzione generale per gli archivi – Servizio II Archivi non statali, Primo rapporto sugli archivi degli ex ospedali psichiatrici, a cura del Gruppo di coordinamento del Progetto nazionale Carte da Legare, Angri (Salerno), Editrice Gaia, 2010 [su Arezzo pp. 174-175]; A. Moriani, Fonti per la storia dell’assistenza sanitaria in territorio aretino: l’“Asilo per dementi” di Arezzo (1893 – 1904), in Non solo storia. Saggi per Camillo Brezzi, a cura di M. Baioni e P. Gabrielli, Cesena, Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, 2012, pp. 173-177; I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento, a cura di C. Ajroldi, M.A. Crippa, G. Doti, L. Guardamagna, C. Lenza, M.L. Neri, Milano, Electa, 2013 [su Arezzo, pp. 201-211, a cura di Cettina Lenza]; J. Foot, La “Repubblica dei matti”. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, Milano, Feltrinelli, 2014 [su Arezzo pp. 245-256]; C. Pesce, L’ospedale psichiatrico di Arezzo negli anni settanta. Il progetto riformatore di Agostino Pirella, in “Storia e problemi contemporanei”, numero monografico Manicomi. Fonti e percorsi di ricerca a cura di P. Giovannini A. Valeriano, n. 70, 2015, p.71-85; M. Baioni, M. Setaro (a cura di), Asili della follia. Storie e pratiche di liberazione nei manicomi toscani, [contiene saggi su Arezzo] Pisa, Pacini editore, 2017; L. Occhini, Custodia domestica sussidiata del “pazzo tranquillo” nella pratica manicomiale di inizi ‘900, in La psichiatria italiana tra ottocento e novecento. Dal manicomio al territorio, a cura di M. Aliverti, Roma, Aracne, 2018, pp. 121-143; L. Occhini, A. Pulerà, A., Arezzo 1939: l’epidemia di poliomielite e le forme di caregiving nell’Ospedale Neuropsichiatrico, in La Psichiatria italiana tra Ottocento e Novecento. Dal manicomio al territorio, a cura di M. Aliverti, Roma, Aracne, 2018, pp. 145-164; S. Calamai e M. Setaro, sPazzi sonori. L’archivio di Anna Maria Bruzzone come orecchio della memoria, in “MEFISTO”, n. 3(2), 2019, pp. 43-60, L. Occhini, Suicidio e reclusione manicomiale (1901-1990), in Storia e psichiatria. Problemi, ricerche, fonti, a cura di G. Mamone e F. Milazzo, 2019, Milano, Biblion Edizioni, pp. 185-200.

Pagina sul sito Carte da legare: Archivi della psichiatria in Italia

Per maggiori informazioni e appuntamenti:

Lucilla Gigli – 0575-926264 – lucilla.gigli@unisi.it

Archivio Anna Maria Bruzzone

NOTE BIOGRAFICHE

Anna Maria Bruzzone (Mondoví, 19 luglio 1925 – Torino, 24 febbraio 2015), insegnante e ricercatrice.

Anna Maria Bruzzone, laureata in lettere, specializzata in psicologia, insegna materie letterarie in un istituto magistrale di Torino e, nel tempo libero, si dedica alla ricerca al di fuori dall’ambiente accademico.

Lavora sulla Resistenza femminile e, in particolare, alla raccolta di testimonianze autobiografiche di dodici partigiane piemontesi insieme a Rachele Farina come lei insegnante e appassionata di ricerca storica. Il libro che ne risulta, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi (La Pietra, 1976), acquisisce per la ricerca storica un valore periodizzante e diviene un punto di partenza per chi studia la resistenza femminile. Come scrive Anna Bravo nella prefazione alla nuova edizione del 2003, il volume di Bruzzone rappresenta inoltre il debutto degli studi di storia orale della Resistenza in cui le donne divenivano protagoniste.

Continuando ad occuparsi di storia delle donne e dell’esclusione femminile dalla storia, nel 1978 intervista cinque ex deportate a Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile della Germania nazista, memorie che furono raccolte in Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane (Einaudi, 1978), scritto insieme a una delle testimoni, Lidia Beccaria Rolfi.

Sempre negli anni Settanta, contemporaneamente all’altro filone di ricerca, si dedica al mondo degli ospedali psichiatrici come testimonia Ci chiamavano matti. Storie da un ospedale psichiatrico (Einaudi, 1979). Il libro riporta le testimonianze di degenti o ex degenti dell’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo che Anna Maria Bruzzone intervista nel luglio-agosto del 1977. Negli anni Ottanta collabora con la sezione piemontese dell’Aned, Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti.

Nel corso del convegno Il dovere di testimoniare promosso a Torino nell’autunno del 1983 dall’Associazione si stabiliscono le basi per procedere alla raccolta di storie di vita di uomini e donne deportati nel corso del secondo conflitto mondiale per ragioni politiche o religiose ed internati nei campi di concentramento. Anna Maria Bruzzone collabora con altri studiosi alla ricerca e raccolta di testimonianze.

La passione per la ricerca, l’interesse pioneristico per la storia orale, l’attenzione costante rivolta alle storie di donne, di sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti si intrecciano con l’attività di insegnate che la vede promotrice di incontri tra studenti e studentesse delle scuole superiori e i testimoni. 

Anna Maria Bruzzone è stata autrice di due antologie letterarie per le scuole edite da Mursia nel 1985, da Sei nel 1990 e nel 2000 per Zanichelli. A Torino, nel 1990, Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone promuovono e coordinano, secondo una prospettiva di genere, la ricerca Donne guerra e memoria, di cui cinque anni dopo riportano i risultati nel libro In guerra senza armi. Storie di donne. 1940-1945 (Laterza, 1995). 

NOTE SUL FONDO ARCHIVISTICO

L’“Archivio sonoro Anna Maria Bruzzone” è stato donato all’Università degli Studi di Siena in momenti diversi dalla signora Paola Chiama, nipote ed erede di Anna Maria Bruzzone.

Silvia Calamai, docente del Dipartimento aretino dell’Ateneo senese, ha avviato un lavoro di ricerca dell’archivio sonoro di Anna Maria Bruzzone con l’intento di ritrovare i nastri originali di cui il libro Ci chiamavano matti. Storie da un ospedale psichiatrico è stato esito, nastri che erano dati per dispersi.

Una volta rintracciata l’erede della studiosa torinese l’assegnista di ricerca Francesca Biliotti si è recata presso l’erede Paola Chiama per prendere visione dei materiali, fotografarli, inventariarli, nonché predisporre uno studio di fattibilità per il progetto di digitalizzazione e catalogazione dell’archivio. L’erede ha poi deciso di donare l’archivio all’Ateneo di Siena, per mettere a disposizione della ricerca i materiale sonoro e fare sì che, grazie alla digitalizzazione, fosse possibile conservare e rendere fruibili le voci dei pazienti ricoverati nell’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo.

La prima parte della donazione da parte dell’erede, avvenuta nel giugno 2017, consiste in una scatola contenente 36 audiocassette con le interviste realizzate ad Arezzo per Ci chiamavano matti (19 audiocassette), alcune interviste per La Resistenza taciuta (7 audiocassette) e altre non riferibili direttamente ad una specifica pubblicazione e di argomento diverso (10 audiocassette). Al momento della donazione il materiale è stato depositato ed è tuttora conservato presso l’Archivio storico dell’ex Ospedale Neuropsichiatrico di Arezzo, a cui è idealmente e strettamente legato.

Le audiocassette sono state digitalizzate. In un secondo momento Paola Chiama ha ceduto all’Università di Siena altre due scatole contenenti ciascuna 39 audiocassette con interviste riconducibili alla stesura dei volumi La Resistenza taciuta, Le donne di Ravensbrück, In guerra senza armi e altre interviste non riferibili ad una pubblicazione specifica.

Insieme al materiale audio l’erede ha consegnato all’archivio le trascrizioni autografe e dattiloscritte delle interviste per Ci chiamavano matti, alcuni diari e appunti relativi al viaggio di Anna Maria Bruzzone in Cina nel 1972.

Le audiocassette sono state digitalizzate grazie a finanziamenti stanziati dall’Ateneo e dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana. L’archivio è in corso di ordinamento.

NOTE SUL CONTENUTO

Bibliografia: R. Farina – A.M. Bruzzone, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Milano, La pietra, 1976 (riedito da Bollati Boringhieri nel 2003 e 2016); L. Beccaria Rolfi – A.M. Bruzzone, Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane, Torino, Einaudi, 1978; A.M. Bruzzone, Ci chiamavano matti. Storie da un ospedale psichiatrico, Torino, Einaudi, 1979; A.M. Bruzzone, Le ricoverate negli ospedali psichiatrici di Gorizia (1968) e di Arezzo (1977), in Comune di Bologna – Centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne, Fonti orali e politica delle donne: storie, ricerca, racconto. Materiali dell’incontro svoltosi a Bologna l’8-9 ottobre 1982, Bologna, Centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne, quaderno, n.3, 1983, pp. 34-40; A.M. Bruzzone, Labirinti della memoria. Racconti dall’ospedale psichiatrico di Arezzo, in “Memoria”, n. 8, 1983, p. 85-100; A.M. Bruzzone – E. Chicco Vitzizzai, L’ esperienza letteraria: narrativa, poesia, teatro nell’età contemporanea (Antologia per il biennio delle scuole medie superiori), Milano, APE, Mursia, 1985; La vita offesa: storia e memoria dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti , a cura di A. Bravo, D.e Jalla, con il contributo di A.M. Bruzzone, prefazione di P. Levi, Milano, Franco Angeli, 1986; Anna Maria Bruzzone, Testimoni dell’esperienza : i sopravvissuti ai campi di sterminio nel dialogo con le nuove generazioni, in ANED, Consiglio regionale del Piemonte, Storia vissuta: dal dovere di testimoniare alle testimonianze orali nell’insegnamento della storia della 2. guerra mondiale, interventi e relazioni di A. Agosti … \et al.! ; prefazione di Enzo Collotti, Milano : F. Angeli, 1988, pp. ??? (Atti del Convegno internazionale tenutosi a Torino il 21/22 novembre 1986); A.M. Bruzzone, Madri e figlie, in ANED, La deportazione femminile nei lager nazisti, a cura di L. Monaco, Milano, Franco Angeli, 1995; A. Bravo – A.M. Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1940-45, Roma-Bari, Laterza, 1995; A.M. Bruzzone, I ritorni delle donne , in Il ritorno dai lager, a cura di P. Vaenti, Cesena, Il ponte vecchio, 1996; Un’etica della testimonianza. La memoria della deportazione femminile e Lidia Beccaria Rolfi, a cura di B. Maida, contributi A.M. Bruzzone, P. Di Cori, A. Dogliotti Marasso, L. Giacheri Fossati, R. Picchioni, N. Revelli, M. Rossi, C. Spagnuolo, B. Vasari, Milano, Franco Angeli, 1997 (Anna Maria Bruzzone intervista a Lidia Beccaria Rolfi); A.M. Bruzzone A. Fiore, Scopriamo la grammatica, A. Comunicazione B. Fonologia C. Morfologia, Bologna, Zanichelli, 2000; A.M. Bruzzone, Il ritorno dei deportati: le loro aspettative e risposte della società, in ANED, Lezioni sulla deportazione, a cura di G. Massariello Merzagora, Milano, Franco Angeli, [2004], pp. 43-56.

Su Anna Maria Bruzzone: S. Calamai, F. Biliotti, Le voci dei matti. Il ritrovamento dell’archivio sonoro di Anna Maria Bruzzone, in Baioni, M., Setaro, M. (a cura di), Asili della follia. Storie pratiche di liberazione nei manicomi toscani, Pisa, Pacini editore, 22-34; S. Calamai e M. Setaro, sPazzi sonori. L’archivio di Anna Maria Bruzzone come orecchio della memoria, in “MEFISTO”, 3(2), 2019, pp. 43-60; P. Vangelisti, C. Pesce, M. Setaro, G. Bianchini, L. Gigli, S. Calamai, Ritrovare voci: il lavoro intorno all’archivio Anna Maria Bruzzone, in Studi AISV 6, pp. 155-168. 

Archivio Gaetano, Furio e Paolo Martini

NOTE BIOGRAFICHE

Il fondo raccoglie la documentazione di tre psichiatri: Gaetano, Furio e Paolo Martini. Il primo fu psichiatra prima ad Arezzo, negli anni della direzione di Arnaldo Pieraccini, poi presso l’Ospedale psichiatrico di Macerata. Gaetano Martini, nato a Macerata il 29 novembre 1878, si laureò in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bologna e, conseguita la laurea, iniziò ad interessarsi alla cura dei malati e conobbe il futuro direttore dell’ospedale di Arezzo Arnaldo Pieraccini quando questo era vice direttore di Macerata. Pieraccini una volta assunta la direzione del manicomio aretino nel 1904 chiamò Gaetano Martini come suo assistente. Ad Arezzo Gaetano completò la propria formazione, prese parte attiva alla costruzione della colonia agricola maschile e insegnò, con gli altri medici, alla scuola infermieri nata all’interno dell’ospedale. Negli anni della collaborazione con Pieraccini, Gaetano Martini pubblicò numerosi saggi apparsi su importanti riviste come il “Giornale di psichiatria clinica e tecnica manicomiale”. Nel 1908 Gaetano Martini lasciò Arezzo per tornare a svolgere la sua attività presso il manicomio provinciale di Macerata che poi diresse dal 1921 al 1944 anno della sua morte. Furio Martini, figlio di Gaetano, nacque a Macerata il 22 marzo 1910. 

Furio frequentò il liceo classico e poi si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma dove si laureò l’8 novembre del 1934 a 24 anni. Conseguì l’abilitazione all’esercizio professionale nel 1935 presso l’Università di Bologna e iniziò il lavoro come medico assistente volontario presso l’Ospedale Civico di Macerata. Fu assunto come medico “avventizio” presso l’Ospedale psichiatrico provinciale di Arezzo nel maggio 1935 e confermato nel dicembre del 1939. Nel 1938 sposò Maria Luisa Giansanti con cui ebbe due figli: Paolo nato nel 1939 e Franco nato nel 1941. Collaborò con Arnaldo Pieraccini nel nuovo padiglione neurologico, costruito nel 1926 tra i primi in Italia, e come il padre insegnò alla Scuola infermieri dell’Istituto. In qualità di ufficiale medico svolse il servizio militare dal 1940, nel corso del secondo conflitto mondiale fu fatto prigioniero e deportato in un lager tedesco nel settembre 1943. Rientrato in Italia Furio Martini riprese il proprio lavoro presso l’ospedale aretino dedicandosi, inoltre, ad attività ambulatoriale e di perito per i Tribunali di Arezzo e Perugia. Dal 1947, in seguito a concorso, divenne primario di alcuni reparti. Con il pensionamento di Arnaldo Pieraccini fu nominato direttore Marino Benvenuti e dal 1952 Furio Martini assunse la carica di suo vice. A Martini si deve l’istituzione dell’atelier di pittura all’interno dell’istituto aretino nel 1959. Furio Martini lasciò l’ospedale nel 1971 in seguito al pensionamento, morì pochi anni dopo, nel novembre 1973, a 63 anni. 

Paolo Martini, nipote di Gaetano e figlio di Furio Martini, nacque ad Arezzo il 6 marzo 1939. Paolo si laureò in Medicina e Chirurgia presso l’università di Firenze nel 1965 (18 febbraio 1965 106/110), nello stesso anno superò l’esame di stato per l’abilitazione ad esercitare la professione e dal 1967 iniziò il lavoro come medico presso l’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo. Nell’a.a. 1968-1969 consegue il diploma di specializzazione in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Perugia con il massimo dei voti. Alla fine degli anni Sessanta, in aspettativa dal ruolo di medico ordinario, frequentò il corso di specializzazione in “Psychiatrie et psychotérapié” presso la Clinique Psychiatrique Universitaire presso l’Hôpital de Cery (Losanna) come medico assistente volontario. Con l’arrivo di Agostino Pirella alla direzione dell’Ospedale di Arezzo nell’estate del 1971, Paolo Martini, rientrato in Italia nei primi mesi del 1972, prese parte attiva al processo di chiusura del manicomio aretino. 

A Paolo Martini si deve la costituzione dei Servizi territoriali di Arezzo. Diresse dal 1974 il Servizio di Igiene Mentale di Arezzo (SIM); dal 1985 fu coordinatore della commissione delle USL della provincia di Arezzo per il superamento dell’OP, dal 1995 coordinatore responsabile del DSM della Asl 8 (provincia AR) di cui, dal 2004, ne divenne direttore fino al pensionamento nell’aprile 2006. Dal dicembre 2006 al 2011, con contratto libero-professionale coordinò il DSM della Asl di Siena ed operò l’integrazione funzionale con il Servizio Psichiatrico Ospedaliero della locale Università. Ha promosso la riattivazione della rivista “Nuova Rassegna di Studi Psichiatrici”. Martini è stato inoltre docente presso le università di Firenze, Pisa e Siena.

NOTE SUL FONDO ARCHIVISTICO

L’“Archivio Gaetano, Furio e Paolo Martini” è stato donato, in quattro fasi, a partire dal febbraio 2018 all’ottobre dello stesso anno, da Paolo Martini. Nelle prime donazioni è stato versato materiale documentario, mentre nelle ultime si è trattato perlopiù di materiale bibliografico. Va segnalata la presenza di VHS, diapositive, fotografie sciolte e incorniciate, quadri realizzati da pazienti che parteciparono all’atelier di pittura nato all’interno dell’Ospedale psichiatrico a partire dal 1959. 

L’archivio, di cui è stato redatto un elenco di consistenza, è in corso di catalogazione. La biblioteca Martini è collocata nel deposito della Biblioteca Umanistica di Arezzo (circa 1200 volumi, cui vanno sommati numerosi estratti e riviste) in attesa di essere catalogata. 

 Il fondo bibliografico della famiglia Martini è da considerare come una biblioteca scelta in quanto è stato lo stesso Paolo Martini ad aver selezionato i volumi che sarebbero stati destinati a costituire il fondo. Quest’ultimo è composto quasi interamente da volumi di psichiatria, psicologia e medicina che racchiudono la formazione e il lavoro di tre generazioni di medici della famiglia Martini; è per questo che oltre a testi più contemporanei, è possibile trovare anche edizioni di manuali antichi, fra cui spicca ad esempio il volume dello psichiatra e scienziato francese Jean-étienne Dominique Esquirol, Delle malattie mentali considerate in relazione alla medicina, all’igiene e alla medicina legale, nella prima edizione italiana del 1846. Sono presenti poi tre testi scritti dallo psichiatra Arnaldo Pieraccini: Manuale di Psichiatria per studenti e medici pratici, Manuale di neurologia per studenti e medici pratici e L’assistenza dei pazzi nel Manicomio e nella famiglia in seconda edizione. Sono poi da segnalare anche volumi comprendenti raccolte di lezioni con il contributo degli stessi Martini come Riassunto di lezioni sull’assistenza ospitaliera del malato di mente – dette da Furio Martini e Riassunti delle lezioni dette dai dottori Martini-Nenci-Aretini-Pieraccini-Viviani-Nucci. 

Il fondo comprende poi alcuni testi scolastici tra cui Le prose e poesie di Pascoli, il libro dell’Anabasi di Senofonte, il Vocabolario greco-italiano o L’Eneide commentata – Libri IV-V-VI in una specifica edizione per le scuole classiche.  Altre eccezioni a testi di medicina, psichiatria e psicologia sono volumi quali il manualetto di antropologia, o edizioni antiche di romanzi come il Wilhelm Meister di Goethe (1873) e Cuore di De Amicis (1917). Il fondo Martini riunisce anche la raccolta di estratti, riviste e monografie pubblicate da Gaetano, Furio e Paolo. 

Per informazioni ed appuntamenti rivolgersi a:

Lucilla Gigli – 0575 926264 – lucilla.gigli@unisi.it

Archivio Agostino Pirella

NOTE BIOGRAFICHE

Agostino Pirella è nato a Reggio Emilia il 21 settembre 1930. 

Iscritto nel 1948 alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Parma si laurea nel 1954, nello stesso anno si iscrive alla scuola di specializzazione in Clinica delle Malattie nervose e Mentali dell’Università di Parma e consegue il diploma nel 1957. Il 1° agosto 1955 viene assunto come medico supplente presso l’Ospedale neuropsichiatrico di Mantova e l’anno successivo, a seguito di un concorso, come medico assistente di ruolo. Nel 1956 sposa Gianna Bigi, insegnante di italiano, insieme fondano la rivista “Criteri. Rivista bimestrale di cultura” (pubblicata dal 1955 al 1960). 

Nel 1961 diventa primario nell’istituto mantovano e nel 1965 si trasferisce presso l’Ospedale Psichiatrico di Gorizia, diretto da Franco Basaglia, come medico primario del Reparto Osservazione maschile. Divenuto direttore nel 1969, Pirella prosegue il lavoro avviato da Basaglia. È nello stesso periodo che la giunta provinciale di Arezzo si adoperò affinché Agostino Pirella arrivasse come direttore del manicomio aretino, con l’intento che lo psichiatra portasse anche qui i principi di rinnovamento e le basi per la riforma della psichiatria.

Nel 1971 Pirella diviene così direttore dell’Istituto di Arezzo, ruolo che mantiene fino al 1979. Arezzo diviene un punto di riferimento in Italia e in Europa: psichiatri, ricercatori e volontari si recano nel centro toscano per conoscere e studiare da vicino il faticoso percorso per la deistituzionalizzazione dei pazienti e il lungo processo di dismissione del manicomio. Portata a compimento l’esperienza aretina, Agostino Pirella nel 1979 si trasferisce a Torino dove diviene direttore sovrintendente degli Ospedali psichiatrici, dal gennaio 1981 al 1988 è anche responsabile dell’Ufficio Salute Mentale dell’Assessorato Sanità della Regione Piemonte.

Torino dove diviene responsabile dell’organizzazione dei servizi territoriali della Regione Piemonte. Fa parte del comitato promotore, sorto nel 1973, di “Psichiatria Democratica”, fonda e dirige la rivista “Fogli di informazione. Documenti e ricerche per l’elaborazione di pratiche alternative in campo psichiatrico e istituzionale”. Pirella è responsabile dell’Unità operativa del CNR per il progetto Prevenzione Malattie Mentali dal 1976 al 1979, è membro di commissioni ministeriali per la riforma sanitaria. Ha svolto attività di docenza universitaria. Considerato tra i maggiori esponenti della riforma in Italia, prese parte a convegni e dibattiti sulla salute mentale in Europa e nel resto del mondo. 

Agostino Pirella è morto a Torino il 29 ottobre 2017.

NOTE SUL FONDO ARCHIVISTICO

L’Archivio Agostino Pirella è stato donato dal figlio Martino all’Università di Siena nell’aprile 2018. Raccoglie sia l’archivio personale che la biblioteca dello psichiatra che ha diretto l’Ospedale Neuropsichiatrico di Arezzo dal 1971 al 1979. 

Il fondo Agostino Pirella è stato depositato presso la sede del dipartimento di Arezzo dell’Università di Siena nell’aprile del 2018 per un totale di 200 scatole contenenti sia materiale documentario che bibliografico. La ricca biblioteca di Pirella è collocata nel deposito della Biblioteca Umanistica di Arezzo.

L’archivio che comprende autografi e dattiloscritti dei propri scritti, agende e taccuini di appunti (oltre 400), disegni, materiali didattici, corrispondenza per un totale di circa 100 unità archivistiche, è in corso di ordinamento grazie a finanziamenti dell’Ateneo e della Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

L’archivio è presente nella piattaforma online di ricerca OneSearch.

Il fondo bibliografico di Agostino Pirella è molto ampio e altrettanto vario. Una sezione a parte è costituita dalle pubblicazioni di Pirella apparse su riviste, volumi collettanei e monografie a partire dal… al….. Degli oltre 6000 volumi che lo compongono, tra monografie e riviste, gran parte riflette gli ambiti di interesse e professione di Agostino Pirella: la psichiatria, la medicina e la psicologia, tra cui spiccano diverse opere di autori quali Basaglia, Foucault, Laing, Lacan, Freud. Un’altra area consistente del fondo, oltre 1000 volumi, è dedicata alla letteratura, interesse coltivato da Pirella insieme alla moglie Gianna Bigi con cui aveva fondato una rivista letteraria, è per questo che altri volumi di letteratura sono oggi ancora conservati nella biblioteca personale della casa di Gorizia. Fra i testi di letteratura che arricchiscono il fondo, di particolare rilievo sono quelli riguardanti il Novecento e i più disparati autori sia italiani che stranieri, pur non mancando di certo testi riguardanti altre epoche. Dalla composizione del fondo di Agostino Pirella ricaviamo il profilo di un intellettuale a tutto tondo, molto dedito e attento non solo alle principali aree di interesse del suo lavoro, ma anche alla sua formazione artistica, grazie probabilmente all’influenza del fratello Emanuele, e culturale. Nella sua preparazione ha un peso importante il sapere filosofico, che costituisce circa un quinto dell’intero fondo. La filosofia è infatti  un  settore rilevante negli studi di Pirella, i volumi ad essa dedicati sono più di 600, di spicco sono le monografie di filosofia tedesca e di pensatori quali Kant, Lukacs, Nietzsche, Sartre e Bloch. Sono poi consistenti i volumi dedicati all’ideologia marxista e ad opere dello stesso Marx, di  Engels, di Mao Tse Tung e di altri esponenti del pensiero comunista, a conferma dei suoi interessi politici; di stampo filosofico e culturale sono anche alcune riviste, tra cui spicca per consistenza “Aut Aut”. La biblioteca comprende anche la raccolta completa della rivista “Fogli di informazione” fondata e diretta da Pirella. A completare il fondo sono volumi di interesse sociologico, antropologico, storico e artistico.  

La biblioteca è in corso di catalogazione.


Per maggiori informazioni e appuntamenti:

Lucilla Gigli – 0575-926264 – lucilla.gigli@unisi.it

Archivio Paolo Tranchina

NOTE BIOGRAFICHE

Paolo Tranchina nasce a Manerbio (Brescia) nel 1938. Si laurea in Lingue e Letterature Straniere nel 1967 presso l’Università Bocconi di Milano con una tesi sui rapporti tra individuo e società nel teatro di Bernard Shaw. Psicologo analista, dal 1967 al 1971 si specializza all’Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo, con una tesi sulla psicodinamica della contestazione e delle controculture, collaborando in particolare con il dottor Dieter Baumann e con il dottor Norman Elrod. Nel 1971 si iscrive all’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica, e nello stesso tempo completa la sua preparazione con una analisi di gruppo di tre anni e mezzo con il dottor Enzo Morrone. Ha svolto attività di analisi con il professor Gaetano Benedetti dell’Università di Basilea e a Milano con il professor Joannes Cremerius prima al Centro di Psicoterapia coordinato da Pierfrancesco Galli e poi al Centro di Psicoterapia e Psicologia, fondato dallo stesso Tranchina con altri colleghi. Membro di Psichiatria Democratica, psicoanalista didatta della Società di Psicanalisi di Zurigo-Kreuzlinghen, fondata da Norman Elrod, dal 1971 ha diretto, con Agostino Pirella, la rivista “Fogli di Informazione”.

Dopo aver iniziato il suo lavoro istituzionale come volontario al manicomio di Mombello di Milano, dal 1972 al 1975 ha lavorato come psicologo all’Ospedale Psichiatrico di Arezzo, partecipando all’importante processo di apertura e rinnovamento istituzionale attuato dall’équipe diretta da Agostino Pirella. Dal 1975 al 1982 ha lavorato come psicologo a tempo pieno (con l’equiparazione a medico aiuto) presso i servizi psichiatrici fiorentini prima a Scandicci e poi a Prato con l’equipe del professor Alberto Parrini. Dal 1981 al 1986 ha insegnato psicoterapia al corso di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Verona. Dal 1982 al 1984 è stato comandato presso l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, dove ha svolto attività di documentazione, formazione e ricerca ed ha collaborato con il CSI Piemonte alla realizzazione di una banca dati sulla Salute Mentale e la Psicoterapia. Dal 1985 è stato comandato in Regione Toscana, dove, presso l’Osservatorio Epidemiologico, Dipartimento di Sicurezza Sociale, ha realizzato un Centro di Documentazione sulla Salute Mentale, la Psicoterapia e l’Epidemiologia Psichiatrica. Nel 1991, con alcuni colleghi, ha fondato a Firenze la Società Italiana di Psicoterapia Concreta, di cui è stato direttore.

Ha scritto numerosi libri, partecipato a corsi di formazione, conferenze, seminari, dibattiti e convegni nazionali e internazionali. Negli anni ’70 ha seguito le attività di pittura e ceramica del Centro di Attività Espressive La Tinaia, presso l’Ospedale Psichiatrico San Salvi di Firenze. Negli ultimi anni ha lavorato come analista privato a Firenze, dove si occupava anche di formazione. Muore a Firenze il 28 dicembre 2018.

Il fondo bibliografico di Paolo Tranchina raccoglie per lo più volumi di storia, medicina e psichiatria, numerose riviste e la raccolta completa dei “Fogli di informazione”, da donazione prevede un ulteriore incremento con la donazione dei libri custoditi in un’altra abitazione di Tranchina.

NOTE SUL FONDO ARCHIVISTICO

In seguito ai primi contatti avvenuti con la moglie, Maria Pia Teodori, e la figlia Teresa nel 2019 e a una valutazione dell’entità dell’archivio di Paolo Tranchina conservato a Firenze nell’abitazione di Via dell’Agnolo, il fondo è stato consegnato in donazione alla Biblioteca di Area Umanistica di Arezzo il 12 luglio 2021 insieme al materiale bibliografico. Si trattava di circa 100 scatole di diversi formati (di cui 63 relative al materiale documentario), è previsto un ulteriore incremento di carte tramite il versamento di materiale documentario contenuto in un’altra abitazione di Paolo Tranchina. Nel 2024 si è concluso l’ordinamento grazie al finanziamento della Direzione Generale per gli Archivi.

L’archivio comprende autografi e dattiloscritti, la corrispondenza e i materiali di lavoro oltre una ricca raccolta di giornali che rappresenta la sezione più consistente dell’intero fondo, testimonianza concreta dell’attenzione accurata e costante dedicata da Tranchina all’attività di conservazione e catalogazione. I giornali e i ritagli a stampa sono stati in gran parte organizzati per annualità e testata, ripercorrono le varie tematiche psichiatriche oggetto dei suoi studi. 


Inventario pdf 

L’archivio è presente nella piattaforma online di ricerca OneSearch.

La biblioteca è in corso di catalogazione.


Per maggiori informazioni e appuntamenti:

Lucilla Gigli – 0575-926264 – lucilla.gigli@unisi.it

Altro materiale archivistico

GIGI ATTENASIO

Viviana Tiezzi, moglie di Luigi “Gigi” Attenasio, ha messo a disposizione per la digitalizzazione tre bobine audio con le registrazioni, purtroppo incomplete, del Primo Congresso Nazionale di Psichiatria Democratica del 1976 che si svolse ad Arezzo. Gli originali sono custoditi dalla signora Tiezzi, insieme all’archivio personale di Gigi Attenasio, mentre le copie digitali sono conservate presso l’Archivio storico dell’Ospedale neuropsichiatrico.

ANTONINO BRIGNONE – LUISA REINA

Luisa Reina nel 2019 ha donato alcune opere del pittore Livio Poggesi (litografie e dipinti) e una litografia di Pericoli e Pirella utilizzata come illustrazione nel manifesto per il Primo Congresso Nazionale di Psichiatria Democratica del 1976 che si svolse ad Arezzo. Luisa Reina, inoltre, ha donato le pubblicazioni del marito (circa 50 volumi tra monografie, estratti, fascicoli monografici), Antonino Brignone, psichiatra e psicoterapeuta, che lavorò ad Arezzo dal 1976 al 1986, prima in O.P poi nei servizi della Valdichiana e del Valdarno.

GAETANO MARZI

Gaetano Marzi, figlio di Fabio Massimo Marzi psichiatra, primario e vicedirettore dell’OP di Arezzo, ha messo a disposizione un dattiloscritto che il padre aveva conservato, documento appartenuto ad un paziente dell’Ospedale neuropsichiatrico. Il documento è in corso di trascrizione e di analisi da parte di tirocinanti e laureandi del Dipartimento di Arezzo e sarà restituito al legittimo proprietario alla fine del lavoro . 

ARNALDO PIERACCINI

I nipoti di Arnaldo Pieraccini nel 2017 hanno donato una copia digitalizzata delle fotografie appartenute al bisnonno, direttore dell’Ospedale neurospichiatrco di Arezzo dal 1904 al 1950. Le foto sono state custodite negli anni da Vittoria Naldini Caporali, figlia di Gina Pieraccini. Si tratta di immagini private con parenti o amici scattate in occasioni pubbliche, scene della vita in manicomio, il lavoro dei pazienti, i reparti, il personale medico e infermieristico. Si tratta di fotografie raggruppate in due serie “Il manicomio” circa 90 immagini e “Prof. Pieraccini” circa 65 immagini. Di Vittoria Naldini in archivio è conservata un’intervista realizzata da Stefania Gherardi e Alberto Forzoni.


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Lucilla Gigli – 0575-926264 – lucilla.gigli@unisi.it

Regolamento e modalità di accesso

COMITATO SCIENTIFICO

Prof.ssa Cristiana Bellan; Prof.ssa Francesca Bianchi; Prof.ssa Silvia Calamai; Prof.ssa Maria Pia Maraghini; Prof.ssa Antonella Moriani; Prof. Stefano Moscadelli; Prof. Carlo Orefice; Prof. Paolo Torriti; Dott.ssa Marta Zorat; Dott.ssa Lucilla Gigli.

Per informazioni e appuntamenti rivolgersi a: Lucilla Gigli – 0575 926264 – lucilla.gigli@unisi.it

MODULISTICA