Concerto per violino solo …… Il genio Johann Sebastian Bach e il virtuoso per eccellenza Niccolò Paganini

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Concerto per violino solo ...... Il genio Johann Sebastian Bach e il virtuoso per eccellenza Niccolò Paganini

Concerto per violino solo …… Il genio Johann Sebastian Bach e il virtuoso per eccellenza Niccolò Paganini

Data / Ora / Luogo
06/09/2016 - 19:00 - Sala Rosa


“Se una musica riesce a innalzare tutto il nostro essere verso ciò che è nobile essa avrà pienamente raggiunto il suo scopo, e quando un compositore arriverà a questo avrà toccato la vetta più alta. Bach questa vetta l’ha raggiunta”. Così scrisse Paul Hindemith, compositore del XX secolo. Johann Sebastian Bach nacque nel 1685, anno particolarmente fortunato per la storia della musica perché oltre a lui ha regalato altri due grandi quali Georg Friedrich Haendel e Domenico Scarlatti. La sua immensa produzione può essere considerata una pietra miliare nella musica di tutti i tempi; punto d’arrivo, di ricerca e di (ri)partenza per ogni esecutore. L’elemento cardine della sua arte compositiva è il contrappunto, sviluppato nel tardo Medioevo e Rinascimento, che in lui trovò la massima espressione e realizzazione. Tale tecnica, che deriva il suo nome da punctum contra punctum (nota contro nota), può essere molto sinteticamente definita come il sovrapporre due o più linee melodiche. La Fuga dalla I Sonata e la Ciaccona dalla II Partita, che fanno parte delle due opere presentate stasera delle tre Sonate e tre Partite per violino solo, sono fra i più grandi esempi di arte compositiva di Bach, del suo trattare gli strumenti in modo talmente sapiente da portarli ad esprimere al massimo le loro potenzialità espressive. Rivelano quella abilità straordinaria dell’autore nel dare capacità polifoniche anche a strumenti che per loro natura polifonici non sono, come il violino nella fattispecie. La I Sonata consta, oltre che della Fuga dalla struttura tipica delle varie voci che entrano a intervalli regolari per poi intrecciarsi passando dai registri alti a quelli bassi degli accordi e viceversa, di altri tre movimenti ed il tutto è articolato in alternanza di tempi lenti e più mossi. La II Partita (il termine voleva significare “divisa in parti”) è articolata nel tipico modo di questo genere di composizioni, cioè in una serie di danze, anch’esse in alternanza fra mosse e meno mosse, che culminano con la monumentale Ciaccona. In questo brano basato su una serie di variazioni su un tema accordale iniziale in ritmo di ciaccona, appunto (una danza dell’epoca, in tempo ternario), possiamo scorgere due piani strutturali: uno melodico e uno armonico, affidati entrambi allo stesso strumento che grazie a questa costante e magistrale sovrapposizione di linee canta e si accompagna al tempo stesso. Peculiarità, questa, che concorre in maniera determinante a portare quest’opera all’acme della letteratura violinistica. Nel brano, scritto da Bach subito dopo la morte della moglie, riusciamo a cogliere quella composta solennità che spesso più che mestizia richiama l’anelito verso Dio nella forte fede luterana dell’autore; quel Dio che sembra svelarsi in modo particolare quando il passaggio dal re minore d’impianto al re maggiore, pur conservando uno spiccato senso intimistico, dà ingresso a uno squarcio di luce.

Mille ipotesi sono state avanzate sull’origine dell’estremo virtuosismo di cui era dotato Niccolò Paganini sia per il violino sia per la chitarra. Molte possono essere a ragione definite fantasticherie. Pare invece che, oltre chiaramente a uno spiccato talento innato, la causa della sua incredibile facilità tecnica potesse essere originata dalla sindrome di Marfan da cui era affetto, una patologia che colpisce il tessuto connettivo causando anche lassità dei legamenti e una crescita smisurata delle dita. La sua produzione, che per lo più vede il violino e la chitarra come protagonisti (anche se quest’ultima in minor misura), è basata su una tecnica trascendentale ardimentosa e innovativa. Con Paganini il violino trovò audaci effetti sonori, timbrici e armonici fino ad allora impensabili. I brani proposti sono tratti dalla celeberrima op. 1, un corpus di 24 brevi brani, Capricci; come lascia intendere il vocabolo, sono ghiribizzi musicali, veri e propri concentrati di tecnica estremamente avanzata, che impegna in maniera assai consistente l’esecutore  sia per la mano sinistra sia per la mano destra, dal momento che presentano anche virtuose combinazioni di colpi d’arco.

Lucia Goretti

Programma di sala – Leonardo Ricci

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