Carlo Betocchi
Firenze, 22 giugno 1961 Carissimo Sandro, Stamani, con tutto l’agio, ci ho passato la mattinata; e ho visto come hai rimesso ordine nella disposizione dei quaderni […]. Sicché rilettura completa, e diligentissima, del nuovo volume gargantino: dalla quale, anche seguendo i segni semplici e doppi da me lasciati sull’indice, potrei trarti un rapido elenco delle mie preferenze, da lirica a lirica: per le quali dirò, limitandomi a IL PAESAGGIO DIPINTO, che con due punti ho segnato i versi a pagg. 112-13, 121, 122, 126 e 129. Ma quel che più conta è il ritratto essenziale che tu hai disegnato della tua malinconia, della tua scienza della vita, della tua scelta, se così potesse dirsi di ciò che in realtà è l’accorgersi di essere stato scelto a un certo destino di cui ti vai rendendo conto passo dietro passo. La necessità della raccolta in volume dei diversi quaderni con la esclusione del volume PER STRADE DI BOSCO E CITTA’ (che in parte potremmo chiamare sperimentale), risulta perciò all’evidenza ora che possiamo leggerli uno dopo l’altro, mostrandoci essi come la tua anima sia stata diligente nel registrare gli acquisti di conoscenza fatti nel campo della pietà verso la fatica di vivere.[…] Comprensione e pietà che costituiscono il giudizio sulla vita cui la tua poesia giunge, così personalmente, in modo tanto diverso da Luzi o da me, ma sempre con tanto toscano realismo, e toscana poesia. Abbiti dunque, caro Sandro, insieme con i doverosi ringraziamenti per il libro (ma bisognerà procurargli la tua firma se non una delle dediche passate), gli auguri e i rallegramenti che ti meriti, abbili di tutto cuore dal tuo Aff. Carlo» GRAZIE, BETOCCHI Triste assillo dell’inutilità Poi gli anni accelerarono Quand’ecco apro un giornale e leggo |