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Piero Bigongiari

Piero Bigongiari

Piero Bigongiari

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A presentarmi Bigongiari fu Luzi, col quale ero da poco in contatto. Risalivamo insieme da Piazza San Marco verso il Duomo quando lo incontrammo nell’ultimo tratto di via Martelli. Scambiarono due parole poi Luzi tornò indeitro lasciandomi solo con Piero. Insieme a lui traversai la piazza sotto il Battistero e in quel tratto Piero si informava come dire? In qual modo mi fossi avvicinato a loro, letterati già quasi illustri. Seguivo storia dell’arte alla scuola di Salvi [sic] e come mai osavo accostarmi a loro e avevo già dimestichezza con Luzi? Poi mi prese sotto l’ala e andai più volte a casa sua in via Toselli.
Alessandro Parronchi in Carlo Pirozzi, Incontrando B. Lungo il nastro di Möebius. Dialoghi con Piero Bigongiari, Roma, Bulzoni, 2007
 
Chi lo ha conosciuto studente “giunco pistoiese”, laureato come Luzi nel ’37, non se lo sarebbe immaginato allora quale sarebbe apparso abbagliante figura di grand-seigneur, salutato da Bo come “Budda fiorentino”, tra i promotori più attivi della rinascita del Seicento toscano e splendido collezionista di quell’eccentrica e sofisticata pittura, conservatore brillante ma affabile e senza sussiego, maestro amato e scrittore imitato ma rimasto unico nel suo stile. Se un po’ di quell’oro ermetico di cui dicevo all’inizio si è ripercosso a lungo in altre successive disadorne stagioni, in cui la rincorsa dei “nuovi” ci ha raggiunto e sopravanzato, in cui gli ideali si sono trasposti, le fedi sono andate travolte, è dovuto io credo a quanto di quel Piero di una volta è sopravvissuto nel Piero che abbiamo avuto per tanti anni compagno di lavoro ed amico.
Piero Bigongiari, Piazza Cavalleggeri 2 Firenze, con una testimonianza inedita di Alessandro Parronchi, a cura di Carlo Pirozzi, Firenze, Società editrice fiorentina, 2002, p.6